Lo sviluppo futuro del caffè in capsule è legato non ai materiali o alle macchine per il confezionamento, nemmeno alle macchine di estrazione ma alla capacità dell'industria del settore di creare una filiera per recuperare materiale d'imballo e caffè esausto. A fronte di un recupero che a livello mondiale non supera l'1,2%, la percezione del caffè in capsule rischia di entrare nella sfera di tutti quei monodose passibili di diventare inquinanti.
White Star di Roma ha brevettato una macchina che separa metallo e polimeri costituenti le capsule e li alloca in contenitori interni separati preparandoli al riciclo. Sono progettate per l'utilizzo nei negozi specializzati, aziende della distribuzione automatica, fornitori del canale horeca e quelle realtà capaci di intercettare e raccogliere importanti volumi di capsule esauste come le municipalizzate
Disponibili a realizzare modelli dedicati in funzione delle esigenze delle aziende di marca come anche di catene di negozi e pubblici esercizi, i giovani imprenditori romani di Whitestar hanno raccolto il consenso partecipato di aziende produttrici, enti locali, municipalizzate, con due progetti emblematici operativi da luglio di quest'anno in Austria e in Friuli-Venezia Giulia.
