Uno studio pubblicato da Customs Support Group (CSG), fornitore indipendente europeo di soluzioni doganali e di commercio internazionale, e Boston Consulting Group (BCG) mostra come la dogana non sia più soltanto un obbligo di conformità, ma una potente leva per la crescita e per i margini di profitto. Lo scorso anno, le autorità doganali di tutto il mondo hanno riscosso tra i 600 e i 900 miliardi di dollari in dazi, che corrispondono quasi all’1% della produzione economica globale.
“La nostra collaborazione con BCG – sottolinea John Wegman, ceo di CSG e coautore dello studio – mostra quanto rapidamente la gestione doganale stia diventando sempre di più una priorità per le principali aziende internazionali. Mai prima d’ora l’integrazione strategica della dogana con procurement, logistica e tecnologia è stata così fondamentale per il successo aziendale sostenibile”.
I dati raccolti in “The Hidden Power of Customs Management in Global Trade”, indicano che in Europa, lo sdoganamento richiede in media da 2-3 giorni, e tra il 20% e il 40% dei ritardi è causato da errori evitabili di classificazione doganale o documentazione. In aggiunta, i costi delle accise e le spese di detention sono pari a diverse migliaia di euro per container, senza contare gli adeguamenti retroattivi dei dazi fino a dieci anni. I pagamenti in eccesso dovuti a un utilizzo insufficiente degli accordi di libero scambio (FTA) o a classificazioni errate da parte delle multinazionali raggiungono frequentemente cifre a sette zeri ogni anno.
Per ridurre i tempi di consegna e i rischi di audit e rettifica è possibile integrando le questioni doganali già in fase di approvvigionamento e progettazione del prodotto. Lo studio suggerisce tre casi, a conferma. Un OEM di scala internazionale, incorporando sistematicamente aspetti relativi all’origine e alla FTA nella gestione dei fornitori, ha ottenuto in media circa il 10% in meno di dazi sui componenti acquistati. Un’azienda farmaceutica ha invece ridotto i costi medi di approdo del 12% grazie a modifiche al packaging e alla formulazione dei propri prodotti per classificazioni più favorevoli. Infine, un gruppo tecnologico ha ridotto i tempi di consegna del 15% grazie a procedure di pre-sdoganamento attraverso depositi doganali e digitalizzazione documentale.
Dati centralizzati, governance chiara, digitalizzazione e automazione creano trasparenza tra dichiarazioni, pagamenti, anagrafiche di prodotto e classificazioni. Per esempio, la classificazione assistita dall’Intelligenza Artificiale raggiunge oggi un’accuratezza superiore all’85% e rileva incongruenze tra specifiche e dichiarazioni doganali.
L’elaborazione intelligente dei documenti dimezza i tempi di gestione dei flussi di lavoro, consentendo al personale specializzato di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto. Allo stesso modo, lo studio mostra che il 42% delle aziende considera l’innovazione un driver di efficienza, mentre il 27% esprime preoccupazioni di conformità sull’uso dell’IA, evidenziando quanto sia ancora essenziale mantenere la supervisione umana.
Alla luce dei dati raccolti, lo studio individua cinque fattori decisivi per sbloccare il valore aggiunto: integrare la dogana nelle prime fasi di approvvigionamento e progettazione, centralizzare dati e governance, creare una responsabilità inter-funzionale, stabilire processi e sistemi flessibili e implementare l’utilizzo dell’IA e dell’automazione, che garantisce oltre l’85% di classificazioni corrette, minimizzando significativamente le attività di revisione.
I benefici che queste leve portano sono molteplici: costi di approdo notevolmente ridotti, time-to-market molto più rapido, minori rischi di audit e rettifiche, una supply chain più solida e una maggiore competitività sul mercato.