"Con l’uso di rPET si registrano minori scarti alimentari rispetto al cartoncino, un aspetto cruciale per una sostenibilità concreta”. In merito alla stima dell’impatto ambientale lungo la filiera, la fase di produzione agricola, tuttavia, è risultata essere la più impattante, richiamando la necessità di un approccio integrato per affrontare le sfide ambientali." E' una delle risultanze, in sintesi, contenute nella recente LCA realizzata dal DISFA d Torino e presentata da Alice Varaldo (al centro della fotografia) a Bologna lo scorso 16 gennaio a Marca, durante un convegno organizzato da Pro Food. In merito alla stima dell’impatto ambientale lungo la filiera, la fase di produzione agricola, tuttavia, è risultata essere la più impattante, richiamando la necessità di un approccio integrato per affrontare le sfide ambientali.
Il convegno ha ospitato anche 4 testimonianze di associati a Pro Food (Gruppo produttori imballaggi per alimenti freschi di UnionPlast): Matteo Brazzoli, Direttore Generale Faerch Italia, ha illustrato il progetto Faerch per il riciclo e il riuso di PET per l’imballaggio alimentare; Fabrizio Bernini, Responsabile Sostenibilità Gruppo Happy, ha presentato il caso delle vaschette per carne, pesce e derivati in X-PS, evidenziando l’importanza del riciclo 'tray to tray' per creare un ciclo di vita completo del prodotto. Pietro Spagni, Amministratore Delegato AMP Recycling, azienda del Gruppo ILPA, di cui ILIP è parte integrante, ha approfondito il concetto di integrazione verticale e circolarità da vassoio a vassoio degli imballaggi per alimenti in R-PET. Gianpiero Comite, Responsabile Sostenibilità Aristea, ha mostrato i vantaggi ambientali dei bicchieri in R-PET, dimostrando come sia possibile
Claudio Mazzini, Responsabile prodotti freschissimi di Coop, ha ribadito la necessità di equilibrio tra sostenibilità e praticità:
"La riduzione della plastica non può avvenire a scapito della qualità dei prodotti o con un aumento dello spreco alimentare. Noi non vendiamo packaging, vendiamo prodotti di qualità che devono essere protetti e valorizzati all’interno del miglior contenitore possibile. Il prodotto confezionato continua a crescere perché i consumatori lo percepiscono come più igienico e pratico, soprattutto dopo il Covid. Non possiamo ignorare l’evoluzione dei sistemi di consumo. Dire che tutto debba essere venduto sfuso è come dire che l’online non deve più esistere perché il furgoncino inquina. Bisogna trovare un sistema affinché il furgone non inquini, non eliminare l’online. Allo stesso modo, dobbiamo trovare soluzioni che siano sostenibili, ma che rispondano alle esigenze del mercato moderno. La sostenibilità non deve ignorare il modo in cui le persone vivono oggi, ma deve integrarsi con questa realtà. Servono proposte concrete che tengano conto del presente e del futuro."
Andrea Campelli, responsabile relazioni esterne di COREPLA, ha sottolineato che, per valutare gli imballaggi in modo corretto, ci si deve basare su criteri scientifici che considerino l’intero ciclo di vita di un materiale, dalla produzione al fine vita.
Maria Cristina Poggesi, direttrice dell’Istituto per la promozione delle plastiche da riciclo (IPPR), ha ricordato come la certificazione 'Plastica Seconda Vita' garantisca una media del 66% di materiali riciclati nei nuovi prodotti. Tuttavia, questi successi sono spesso ignorati dall’opinione pubblica e dalle istituzioni.