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Margherita Sensi

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L’adeguamento degli allevamenti alla direttiva nitrati è diventato negli ultimi tempi il problema primo della zootecnia italiana. Gli impianti di produzione di biogas non possono essere certo una soluzione, anzi: in funzione delle caratteristiche delle materie prime utilizzate, si può avere del digestato con più azoto di quello di partenza e in questo caso il problema si complica ulteriormente. Evoluzione normativa. Alla luce delle ultime modifiche e integrazioni apportate, o in via di definizione sul territorio nazionale, pare che anche in Italia ci sia una svolta decisiva alla disciplina del digestato, che da rifiuto potrebbe essere assimilato ai concimi; si eviterebbe così la sua equiparazione agli effluenti zootecnici ai fini dei raggiungimento dei 170 kg. di azoto/ha nelle aree vulnerabili. Tale situazione, unitamente alle nuove disposizione previste per le tariffe, dovrebbe incentivare il recupero del digestato refluo utilizzando l’energia termica prodotta nell’impianto di biogas sotto forma di acqua calda o fumi di scarico del cogeneratore. Situazione europea. In alcuni paesi UE, come la Francia, sono da tempo in vigore tariffe differenziate per la produzione di energia elettrica e per il recupero dell’energia termica che diversamente andrebbe dispersa. E proprio nel Paese d’Oltralpe che Scolari sdi Ospitaletto (BS) ha installato alcuni impianti di essiccazione per digestato, sia liquido sia come frazione separata solida, recuperando, come energia termica per il processo, acqua calda e/o fumi caldi. Alcuni impianti sono in fase di ultimazione anche in Italia: il primo (abbinato ad un impianto di 1 MW) è entrato in funzione a fine 2012. Il processo, totalmente automatico, è ottenuto con tappeti mobili forati. Nel caso di essiccazione di digestato liquido, si prevede un ricircolo parziale di digestato essiccato da miscelare con il liquido proveniente dal digestore. L’impianto è predisposto con un sistema di abbattimento polveri e odori dell’aria satura in uscita, e permette il recupero del solfato d’ammonio in forma liquida. Tecnologia flessibile. Il materiale ricavato dall’impianto di essiccazione può avere un tenore di sostanza secca regolabile in funzione delle esigenze di mercato. Trattasi di materiale ricco di azoto a lento rilascio e di sostanza organica ad elevato contenuto ammendante. Gli impianti di Scolari sono essiccatoi funzionanti a bassa temperatura (Numerose sono le installazioni funzionanti in Italia e all’estero) che possono utilizzare fonti termiche quali acqua calda e fumi generati da cicli O.R.C., gassificatori o da gruppi di cogenerazione, essiccando a una temperatura che può variare un funzione dell’energia termica disponibile fra 60°C. e 140°C. I materiali essiccati sono i più variabili: fanghi industriali e civili, segatura, cippato, digestati provenienti da impianti agricoli o reflui industriali, insilati.