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Formazione / Marchesini: "Nelle imprese italiane mancano tecnici!"

“Parlate anche con gli imprenditori prima di compiere la scelta formativa per i vostri figli!”

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Maurizio Marchesini Vice Presidente di Confindustria per le Filiere Industriali e le Medie Imprese
Liceo Tecnologico
Formazione istituti tecnici progetto balluff SPS Italia
  Formazione istituti tecnici progetto balluff SPS Italia 3
Formazione istituti tecnici progetto balluff SPS Italia 2
Formazione istituti tecnici progetto balluff SPS Italia 4
Maurizio Marchesini Vice Presidente di Confindustria per le Filiere Industriali e le Medie Imprese
Liceo Tecnologico
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Formazione istituti tecnici progetto balluff SPS Italia 2
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Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria per le Filiere Industriali e le Medie Imprese e presidente dell’omonimo gruppo multinazionale dell’automazione nel packaging, ha condiviso con noi un invito urgente rivolto a genitori e insegnanti: scegliere con consapevolezza il futuro dei giovani. Prima del suo appello, i numeri appena forniti dal MIUR.

Si sono chiuse da pochi giorni le iscrizioni alle scuole secondarie di II grado per il prossimo anno scolastico e secondo i primi dati elaborati dal Ministero i Licei si confermano in testa con il 57,8% delle preferenze. Seguono gli Istituti tecnici, con il 30,3% delle iscrizioni, e i Professionali, scelti dall’11,9% delle ragazze e dei ragazzi.
Tra i Licei, continua a crescere l'interesse per gli indirizzi dello scientifico, che passano dal 26,2% delle preferenze di un anno fa al 26,9% di quest’anno. Un terzo delle scelte è ancora per i Tecnici, che segnano un lieve calo: li sceglie il 30,3% delle studentesse e degli studenti contro il 30,8% di un anno fa. Tra gli indirizzi tecnici, il settore economico scende al 10% dall’11,2%; cresce invece il tecnologico, dal 19,6% al 20,3%. Gli Istituti professionali segnano un calo dal 12,9% all’11,9%. Sul piano regionale, il Lazio si conferma al primo posto per il maggior interesse per i Licei, con il 71,2%; il Veneto per le adesioni ai Tecnici (38%) e l'Emilia-Romagna per la scelta dei Professionali (15,8%).

Su questi dati s'innesta l'invito a riflettere del Vice Presidente di Confindustria per le Filiere Industriali e le Medie Imprese.

Tra i fattori che rallentano la crescita delle imprese italiane sicuramente c’è il fatto che non trovano personale tecnico. Vorrei raccontare questo episodio accaduto all’interno del nostro gruppo: tutti gli anni, accanto al piano di previsione degli investimenti industriali, mettiamo a punto anche quello relativo al personale. Assumiamo quasi esclusivamente neolaureati e neodiplomati in materie tecniche. Mi accorgo che questo secondo budget è particolarmente alto: 150 persone! Visti i tempi, mi è parso un po’ esagerato. Il capo del personale mi risponde “Presidente, il problema non c’è, tanto il 20-30% di queste persone non le trovo!”

Questo non è un problema, è un paradosso che va assolutamente risolto! Prima lo facciamo, prima diamo possibilità di sviluppo alle aziende. Mi si dirà: “E gli ITS? Non sono stati forse creati con la forte volontà di Confindustria? Non ci sono forse gli imprenditori nei consigli di indirizzi?” Sì, infatti li stiamo sponsorizzando, ma chiediamo risorse per potenziarli perché rispetto ai nostri concorrenti tedeschi le proporzioni numeriche di corsi sono comprese fra 1:10 e 1:20 a seconda dei settori. Gli ITS sono soltanto uno degli strumenti che abbiamo a disposizione: ci sono le lauree professionalizzanti, i rapporti con le università, gli interscambi fra università per favorire gli ingressi di laureati tecnici da ottime università del Sud Italia.

Eppure, non bastano perché su tutto prevale un pregiudizio molto, molto radicato in tutto il Paese: si è fermamente convinti che la cultura tecnica sia di livello inferiore a quella umanistica. Ciò spiega perché in molti ritengono che un ingegnere valga meno di tante professioni intellettuali non tecniche. La situazione italiana non esiste in nessun altro Paese evoluto: in Germania l’ingegnere è colui che sa risolvere le sfide impossibili, quindi gode di un prestigio superiore.

La dinamica che genera questa differenza inizia ai 14 anni di età dei giovani, quando si decide il loro percorso formativo: se è studioso e particolarmente attento lo si manda al liceo classico, se non eccelle a quello scientifico, poi all’università. Se non ha voglia di studiare, la soluzione di ripiego è l’istituto tecnico, spesso e volentieri scelto sulla base di una considerazione paradossale: ha una buona manualità. Ebbene, la maggior parte dei ruoli tecnici nelle imprese evolute è ricoperto da persone che hanno studiato a lungo le tecnologie che gestiscono, che conoscono bene l’inglese, che hanno sviluppato risorse intellettuali e una cultura tecnica specifica.