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Elena Puglisi

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Materiali

MATto / Alternative alla plastica cercasi

Negli ultimi mesi MATto, la materioteca del Politecnico di Torino, ha registrato un aumento di richieste da parte di aziende in cerca di packaging più green

Elena Puglisi

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Tessuto in cotone impregnato di cera d’api, alternativo alle pellicole per alimenti Apepak

Dal 2010 MATto, la materioteca del Politecnico di Torino, mette a disposizione delle aziende manifatturiere dei servizi personalizzati di consulenza per la ricerca di materiali innovativi con l’obiettivo di supportarle nel risolvere i problemi legati ai loro progetti e prodotti, oppure di valutarne la qualità percepita.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra il Politecnico e la Camera di commercio di Torino che hanno pensato di mettere a disposizione delle PMI del territorio tutta la ricerca accademica svolta negli anni racchiusa in un archivio di oltre 800 materiali e semilavorati di nuova generazione. Si tratta di un database strutturato dove ciascun elemento è schedato secondo la famiglia materica di appartenenza, le caratteristiche tecniche, le forme di presentazione e le caratteristiche sensoriali e di sostenibilità. L’offerta di MATto spazia da attività più informali, come momenti di scambio di idee e suggerimenti, a servizi di consulenza strutturati e personalizzati a supporto delle aziende di vari settori: dall’arredamento, al farmaceutico, fino al mondo della meccanica e dell’aerospazio. Negli ultimi mesi, però, i ricercatori hanno ricevuto moltissime richieste da parte di imprese in cerca di un materiale alternativo per il packaging dei loro prodotti.
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SOSTITUIRE PACKAGING IN PLASTICA
“Negli ultimi cinque mesi ci sono arrivate molte richieste da parte di aziende, soprattutto del settore alimentare, interessate a trovare un’alternativa plastic free per i propri imballaggi – racconta Beatrice Lerma, direttore esecutivo di MATto – Dal 2010, anno della fondazione, ad oggi non ci era mai capitato, segno che c’è una attenzione crescente e una ricerca maggiore di sostenibilità, tema approfondito attraverso un ciclo di webinar dedicati, organizzati all’interno della cornice di Terra Madre Salone del Gusto (Ottobre 2020-Aprile 2021). Sempre più frequentemente, le aziende ci chiedono di sostituire un materiale, plastico, nella maggior parte dei casi indipendentemente dal fatto che sia un termoplastico o un termoindurente, con un’alternativa più sostenibile, senza però avere sempre una grande confidenza con temi quali LCA, processi di estrazione, trasformazione e riciclo del materiale”.

La richiesta, secondo l’esperienza dei ricercatori di MATto, deriva spesso da una domanda posta dal consumatore finale che tende sempre più a demonizzare a priori le plastiche, senza distinguere caso per caso e senza riconoscerne anche i vantaggi. A ciò va aggiunta anche la preoccupazione generata dall’introduzione della Plastic Tax che porta molte realtà imprenditoriali a sostituire nel minor tempo possibile il materiale plastico, senza un reale e imparziale bilancio dei costi-benefici. Non è un caso, infatti, che tra l’elenco dei materiali meno conosciuti e più sottovalutati dalle imprese che si rivolgono a loro figurino, oltre a carta, cartone, vetro e alluminio, anche numerose e diverse materie plastiche.

I DUBBI DELLE AZIENDE SULL’EFFETTIVA SOSTENIBILITÀ
Parallelamente, sempre più aziende si rivolgono a MATto per chiedere spiegazioni sull’effettiva sostenibilità o meno di un materiale: in particolare, c’è la tendenza ad avere, da chi si occupa di selezione dei materiali per professione, un parere esterno relativo al reale impatto delle materie plastiche, nel tentativo di trovare delle risposte da fornire al cliente finale.

“Quando si valuta di sostituire un materiale d’imballaggio con un altro, gli impatti da considerare sono molteplici e non hanno a che fare solo con le proprietà del prodotto – spiega Doriana Dal Palù, project manager Innovazione e Ricerca di MATto – E spesso non è nemmeno una mera questione di costi. Sostituire un packaging in carta con un’altra tipologia di carta, per esempio, è più semplice e immediato piuttosto che passare invece ad un materiale diverso che potrebbe implicare per l’azienda un cambio radicale delle tecnologie da adottare”.
Un altro tema correlato alla ricerca di nuovi materiali per il packaging è la necessità di avere chiarezza circa le nuove normative italiane o straniere relative al fine vita dell’imballaggio stesso: in questi casi, però MATto, si avvale della collaborazione della Camera di commercio o di altri dipartimenti universitari più competenti in materia.

MENO RICHIESTA DI PERSONALIZZAZIONE
Fino a qualche anno fa, prima che il tema della sostenibilità e della ricerca di un’alternativa alle materie plastiche nell’imballaggio fosse centrale, molti player del settore del packaging si rivolgevano a MATto per personalizzare il prodotto. *“Si guardava ai materiali, ai semilavorati, ai processi produttivi ed ai trattamenti superficiali come a degli elementi da combinare insieme per arrivare ad avere infinite possibilità di scelta e di opportunità da proporre all’azienda che puntava a una proposta unica e identitaria – racconta la dottoressa Lerma – Questo tipo di domanda ci sembra che ultimamente sia venuta meno, in favore di una crescente ricerca in tutti i settori della sostenibilità in tutte le sue possibili sfaccettature: dall’impiego di materiali circolari, vegani o comunque non di origine animale, all’utilizzo di materie prime seconde, fino alla riciclabilità dei materiali, alla compostabilità e al reperimento di materie prime a km 0”. *
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NUOVI CONCEPT PER SVILUPPARE NUOVE FUNZIONI
Non mancano però le richieste da parte di aziende interessate a sviluppare dei progetti per la personalizzazione del sistema di chiusura degli imballaggi o trattamenti innovativi per packaging flessibili. Tra i nuovi trend evidenziati da MATto nell’ultimo periodo c’è un rinnovato interesse verso le attività di analisi e ricerca di materiali e semilavorati per il take-away e per lo sviluppo di nuovi prodotti per il recupero delle eccedenze alimentari. “La pandemia probabilmente ha spinto molte attività a pensare a nuove forme di distribuzione – racconta Doriana Del Palù – Alcuni, per esempio, ci hanno scritto per condividere idee o avere suggerimenti su come consegnare al meglio il gelato o i cibi freschi. Normalmente, queste richieste non ci arrivavano e quindi questo ci ha portato a pensare che alcune attività si stiano attrezzando per trovare nuovi canali più snelli e facili da gestire per la commercializzazione dei prodotti: uno stimolo che è partito dall’emergenza sanitaria in corso, ma che poi ha portato alcune aziende a ragionare sul lungo periodo. È chiaro che chi partiva da zero ha preferito posizionarsi sul mercato con un prodotto sostenibile”.

LE RICHIESTE DEL SETTORE ALIMENTARE
Alcune aziende che operano nel settore alimentare si sono rivolte alla materioteca del Politecnico di Torino chiedendo di sostituire il materiale plastico con uno più sostenibile che fosse adatto alle spedizioni all’estero, in Europa ma anche in America, chiedendo di porre l’attenzione alle normative sul recupero dei materiali per l’imballaggio vigenti all’estero. Altre realtà invece hanno richiesto la consulenza di MATto per sostituire plastiche o poliaccoppiati (quali ad esempio PP, LDPE o HDPE in film o in prodotti “rigidi”) con un materiale più sostenibile per rispondere a nuovi obiettivi di riciclaggio e maggiore responsabilità per i produttori. Altre ancora hanno optato, invece, per soluzioni che permettessero di personalizzare il prodotto con nuovi materiali da falegnameria e nuovi trattamenti superficiali o di ridisegnare un componente per raccontare meglio l’identità di prodotto.
Il compito di chi svolge ricerca nel settore dei materiali è quello di prestare molta attenzione e tenere conto delle richieste più attuali, in una costante tensione verso le soluzioni più adatte a far fronte alle sfide contemporanee.