La domanda di cosmetici naturali è in aumento negli ultimi anni e sugli scaffali compaiono sempre più prodotti che contengono messaggi, rivolti ai consumatori, non sempre veritieri o estremamente vaghi. Espressioni come "sicuro per l’ambiente, prodotto green e amico della natura" o ancora "a basso impatto ambientale" sono all’ordine del giorno: chi acquista cosmetici biologici si trova a dover interpretare le etichette, facendo fatica a distinguere le asserzioni vere dalle pratiche pubblicitarie ingannevoli.
Ma quali sono gli elementi normativi per definire un cosmetico biologico? La difficoltà inizia proprio da qui. In occasione di Sana 2022, fiera del biologico svoltosi a Bologna dall’8 all’11 settembre, l’associazione Assobio ha organizzato un convegno dal titolo “Le insidie del greenwashing: quando i cosmetici sono bio solo in apparenza” per ribadire la mancanza di una regolamentazione comunitaria unica per normare i cosmetici biologici e naturali. Diversamente da quanto concerne i prodotti alimentari, non esiste una norma che definisca in modo chiaro e inequivocabile quali caratteristiche debba avere un cosmetico per poter essere etichettato come biologico o naturale, così come non esiste una norma specifica in tema di green claim.
Al momento, le aziende hanno trovato nelle certificazioni uno strumento valido per colmare il vuoto normativo, avvalendosi di un servizio di garanzia e fiducia verso i consumatori, che sono pertanto spinti a scegliere un prodotto certificato bio (come ad esempio Bio Eco Cosmesi AIAB), piuttosto che uno tradizionale non supportato da alcuna certificazione. Altri produttori preferiscono invece affidarsi alle norme definite dallo IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria): un codice di autodisciplina e un organo di controllo terzo e imparziale che vigila sulle corrette pratiche pubblicitarie, disincentivando e sanzionando coloro che ricorrono a claim esorbitanti o informazionali parziali o non corrispondenti al vero.
E i consumatori cosa ne pensano? Gli acquisti di prodotti cosmetici biologici o naturali rappresenta il 25% delle vendite totali: secondo uno studio condotto da Nomisma a fine agosto, il 75% degli intervistati ammette di avere forti dubbi o difficoltà a riconoscere e definire i prodotti cosmetici biologici, mentre il 71% dichiara di volere informazioni più dettagliate sulle etichette dei prodotti. Il 75% ritiene che l’introduzione di una certificazione unica europea sia utile e il 65% ammette che sarebbe incentivato ad acquistare cosmetici a marchio BIO europei, se esistesse.
Lo studio condotto da Nomisma ha rilevato, inoltre, che il tema della sostenibilità continua ad essere una prerogativa per gli italiani, nonostante le famiglie siano alle prese con il caro bolletta e l’inflazione. Le famiglie dichiarano di voler acquistare di meno, per far fronte agli aumenti dell’energia e delle materie prime, senza rinunciare però alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti (caratteristica che per il 45% degli intervistati è attribuibile anche al packaging).