Biorepack ai nastri di partenza: le sfide non mancheranno, a partire dalla determinazione di un Contributo Ambientale Conai per anni riscosso ma non utilizzato per gestire gli obiettivi ambientali previsti dalla Direttiva CE 62/94. Inoltre, presto UE e Italia dovranno accettare le plastiche compostabili nella direttiva SUP quali alternative per produrre manufatti plastici monouso.
Con l’approvazione ad inizio maggio di quest’anno dello Statuto, è autorizzato a perseguire gli obiettivi statutari il consorzio Biorepack, costituito a novembre 2018 da sei aziende tra produttori di biopolimeri e converter per assicurare, come gli altri sei consorzi CONAI, prevenzione riutilizzo, riciclo e recupero degli imballaggi realizzati in biopolimeri.
Le 83mila tonnellate immesse al consumo sono perlopiù costituite da imballaggi flessibili e costituiscono il più importante ‘vettore’ della FORSU, la frazione umida dei Rifiuti Solidi Urbani che nel 2019, tra scarti di cucina, sfalci e altre biomasse, ha superato i 7 milioni di t: il 40% di tutte le raccolte differenziate.
Quella manciata di tonnellate, rispetto alla plastica da imballaggio immessa al consumo (1,1 milioni di t), ha un basso valore assoluto, ma un altissimo valore relativo per la doppia funzione che svolge: infatti, la maggior parte è la materia prima di buste e sacchetti che fungono da borsa per l’acquisto e poi per la raccolta e conferimento di una quantità di rifiuti che, sempre in tonnellate, equivale circa al 75% di tutti gli imballaggi riciclati dai sei consorzi CONAI messi insieme: 7,1 milioni di tonnellate l’umido e 9,4 milioni di tonnellate gli imballaggi.
Questa Golden Share è però tutta da valorizzare, a partire dalla quota di mercato che nelle stazioni di compostaggio deve assolutamente aumentare per facilitare il recupero delle biomasse conferite e ridurre i costi di gestione: nel 2019, infatti, quasi il 64% dei sacchi per l’umido intercettati nelle raccolte differenziate era conforme alla norma 13432, con una tendenza all’aumento di circa il 7% rispetto al 2017. Occorrerà superare il 90% in tempi relativamente brevi. Ma non è solo questa la principale sfida che nei prossimi mesi Biorepack dovrà affrontare: infatti, l’agenda potrebbe comprendere i seguenti punti caldi:
- Modello evolutivo per la raccolta differenziata: proseguire con la filiera dell’umido o aggiungere anche raccolta monomateriale
- Comunicazione e gestione degli imballaggi rigidi e-o di spessori problematici per il compostaggio industriale
- Controlli e autenticità delle certificazioni di conformità: ruolo del consorzio, termini della collaborazione con forze dell’ordine e istituzioni per il rispetto delle leggi vigenti
- Educazione scientifica e ambientale: necessità di elaborazione di contenuti certi per dissipare dubbi e incertezze presso cittadini, istituzioni ma anche industria utilizzatrice degli imballaggi in bioplastica
- Definizione del CAC e relativa destinazione d’uso in rapporto agli obiettivi di prevenzione, riduzione, riuso, riciclo e recupero
- Posizione sul contenuto della Direttiva 904/2019 ‘SUP’ in fatto di esclusione o inclusione delle bioplastiche da divieti, limitazioni e obiettivi
- Definizione delle competenze su manufatti ‘assimilabili’ agli imballaggi (stoviglie monouso e capsule per caffè, per esempio).

Il punto più al centro dell’attenzione sarà la determinazione del Contributo Ambientale Conai che, dal 1° gennaio 2020, per le materie plastiche è previsto secondo questa modularità: fascia A: 150,00 €/t, fascia B1: 208,00 €/t, fascia B2: 436,00, fascia C: 546,00 €/t. Il contributo medio è di 330 euro a tonnellata quindi, se applicato in questa misura, potrebbe portare alle casse di Biorepack poco più di 27 milioni di euro. Il neoconsorzio è il quinto ramo ‘plastico’ dopo Conip, Polieco, PARI e Coripet. In uno scenario europeo che privilegia lo sviluppo del paradigma dell’economia circolare, l’autonomia consortile potrebbe essere una formula che accelera e sostiene il passaggio da filiere a sistemi circolari.
Infine, il recepimento della direttiva SUP costringe di fatto UE e Italia ad accettare le materie plastiche compostabili come alternative ai manufatti ed ai materiali monouso tradizionali; e il motivo è normativo e razionale insieme: 20 anni fa UE e Italia hanno accettato la 13432 come norma contenente soluzioni alla gestione delle plastiche monouso. Escludere le bioplastiche dalle alternative possibili per i prodotti messi al bando o limitati dalla direttiva SUP, imporrebbe una colossale retromarcia continentale.
Pubblicato su COM.PACK n. 45: per abbonamenti: info @ elledi.infoBIOREPACK IN CIFRE
Costituzione: novembre 2018
Approvazione Statuto: maggio 2020
Consorziati: 252
Volumi d’immesso al consumo: 83.000 tonnellate
Valore dell’immesso al consumo: 700 milioni di euro
Indotto occupazionale: 2.600 lavoratori
Presenza nella frazione umida degli RSU: 3,7%
COMPOSIZIONE DEI SACCHI A NORMA PER L’UMIDO
(nel 2019 – fonte: elaborazioni su dati CIC)
Shopping bag 60%
Sacchetti per la RD 25%
Sacchetti per ortofrutta 11%
Grandi sacchi sopra i 50 litri 4%