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Luca Maria De Nardo

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Mercati / Design / Materiali

Non solo macchine...

Luca Maria De Nardo

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Giuseppe Padovani Avanguardia Verona

Rimettere al centro persone, materiali e storie (pubblicato su COM.PACK 45: per abbonarsi, info @ elledi.info

“Otto anni fa, venne a farmi visita a Verona, nel capannone della nostra impresa sociale Avanguardia, Stefano Galber, titolare della cantina vitivinicola Serene Vini Bio. Si presentò con sua moglie Anna per avere da me un’informazione: era appena stato al Vinitaly e aveva visto un’azienda toscana che presentava il proprio vino in cassette fatte con materiale di recupero che, in un secondo momento, diventavano delle fioriere. Un packaging sostenibile che a sua volta diventava prodotto. Stefano aveva saputo che facevamo arredi con materiale di recupero e mi chiese se sapessi chi avesse prodotto quelle cassette per quella cantina toscana. Sorrisi, perché eravamo stati noi e da allora produciamo cassette per confezioni da una, due e sei bottiglie per Serene Vini Bio. Oggi, l’80% delle vendite ce l’ha sulle cassette da una bottiglia. Il packaging è realizzato con briccole di Venezia (i pali della laguna). Realizzammo anche gli arredi del suo punto vendita. Visto il successo di queste cassette, quest’anno ci siamo spinti un po' oltre pensando ad un packaging-prodotto riutilizzabile sempre nel mondo del vino: la ghiacciaia.”

Un’alternativa alle macchine

La breve storia di questo prodotto, fatta con le parole scritte da Giuseppe Padovani, architetto, ci introduce al suo pensiero sul ruolo della manualità come espressione individuale, generatrice di valore economico, occasione relazionale, atto di sostenibilità.

Padovani lavora e si esprime oggi attraverso Avanguardia Impresa Sociale srl, nata dall’esperienza maturata dall’APS Avanguardia a Verona. Dal 2013, l’APS inseriva giovani creativi disoccupati, dopo un percorso di manualità nella cooperativa sociale, nel mondo del lavoro, lanciando così la figura dell’artigiano intellettuale. Accanto ad essa aveva creato la cooperativa sociale onlus Il Maggiociondolo, che invece reinseriva detenuti in pena alternativa nel lavoro, e a stretto contatto con i giovani creativi realizzava arredi in legno con materiale di recupero. Dal 2018 queste due realtà sono progressivamente confluite in Avanguardia che ha sede legale a Verona, produzione a Torino e Montichiari (BS) e showroom sempre a Torino in via Giolitti.

Recupero della relazione sociale

L’attività di Padovani consiste nello smontare il prodotto, tornare alla materia con cui è stato fatto togliendogli così la funzione per cui è stato creato, rigenerare quella materia in poesia facendola diventare qualcosa che non ha una sola funzione perché ne può avere mille, come infinita è l’immaginazione. Il tutto attuando la riconnessione fra mente, cuore, mano e relazione sociale, anche con chi si trova in difficoltà.

L’intervista

Fra gli ingredienti della poetica di Padovani, va inserita la riflessione sul valore della manualità anche nel packaging, riflessione che abbiamo raccolto dalle sue parole.

Cosa comporta progettare con un tecnigrafo e con un software su PC?

Il processo razionale è diverso: li ho sperimentati entrambi e li uso entrambi. Qualsiasi progetto inizia a mano, prosegue con il CAD e si realizza a mano. Che cosa avviene con il programma? Il software ti dice di attingere ad una consolle per prendere una linea e poi utilizzarla, invece con una matita ed un foglio non devi seguire nessuno schema: sei libero.

Fra anni o secoli il cervello troverà libertà negli strumenti digitali?

Non lo so, ho sperimentato che a mano abbracci il pensiero fisico, mentre con il software devi seguire il suo processo di generazione dell'immagine, la tua attenzione è concentrata a seguire il suo schema, non il tuo. A mano è possibile ‘buttar giù’ liberamente il pensiero, a prescindere che arrivi dal cuore o dalla testa. È un’operazione che con un PC non riesci a fare. Inoltre, con un ausilio digitale, resti legato all’effetto grafico, e questo avviene in misura maggiore quando passi all’effetto tridimensionale e perdi l’attenzione alla sostanza.

La progettazione digitale è una riduzione di valore?

In sostanza sì. Molti artisti oggi puntano all’effetto visivo, operano con la categoria dell’installazione ma spesso non hanno contenuti da condividere perché privi di quella cultura che permette di accedere ai contenuti, al messaggio che si desidera dare. Credo che questa mancanza non porti a cercare il rapporto fisico con l’oggetto.

A mano o a macchina, i prodotti non sono uguali?

No, sono simili: se confrontiamo un prodotto fatto a mano, numerato, con uno analogo uscito da una macchina, il primo possiede un’identità connessa alla diversità generata dalla manualità. La diversità diventa valore. La cultura industriale esalta l’effetto a scapito della fisicità dell’oggetto. Il prodotto del marketing rimane un falso, in termini reali di prodotto: l’interazione col cliente è solo sull’effetto, non sui contenuti dell’oggetto. Un progetto fatto a mano, come un prodotto fatto a mano, muove le sensibilità, interroga le persone e crea emozioni. Credo che il ritorno del fatto ‘a mano’ sia la necessità di umanizzare la produzione. Covid-19 ha accelerato questo processo, ha permesso di riprendere familiarità col fatto a mano, anche con gli artigiani sotto casa, con la riparazione. E ha fatto nascere nuove relazioni sociali.

Come cambia il valore dell’identità in progetti e prodotti fatti a mano e fatti a macchina?

Il processo industriale esalta il brand e la sua idea di design, il processo manuale la persona, i materiali e il loro significato.

L’interazione tra l'oggetto e chi lo compra: come cambia nelle due logiche di progettazione e produzione?

In quelle dove prevale la manualità, c’è una maggiore possibilità dell’utente di intervenire nel processo di percezione e fruizione, c’è libertà di attribuire la funzione che si vuole. E c’è sostenibilità, perché gli si dà maggiore durata, possibilità o di riparare o di destinare ad utilizzi differenti. L’utente ritorna padrone delle proprie sensazioni ed emozioni in rapporto agli oggetti.

L’artigiano intellettuale è la figura che proponete come Impresa Sociale: cosa significa?

Educare progettisti e produttori a generare oggetti che abbiano più di una funzione, pensati e realizzati tenendo conto di chi userà quel prodotto. Il produttore non deve imporre la funzione al cliente, ma puntare alla relazione. Sono convinto che nel mercato manchi questo tipo di umanesimo.

A chi si rivolge Avanguardia?

Ad aziende del settore alimentare che vogliano parlare alla pancia delle persone: nell’addome abbiamo il cervello viscerale, che ha la stessa importanza di quello presente nella testa: per condividere questo approccio occorre puntare a questa parte del corpo generatrice di emozioni e di forti energie all’azione. Non è un caso che da alcuni anni le persone abbiano riscoperto il valore della manualità proprio nella cucina.

Ha accennato alla necessità di rimettere al centro il cliente-utilizzatore...

Sì, il futuro dell’economia è nell’economia delle relazioni, dove è il cliente che dà indicazioni al produttore.

Anche il paradigma Industry 4.0 in qualche modo mette al centro il consumatore: gli oggetti parlanti lo saranno anche nelle mani dei consumatori che trasmetteranno informazioni a ritroso alla produzione grazie all’interazione digitale. La digitalizzazione spinta dei dati alimenterà macchine intelligenti ed autonome capaci di produrre i desideri dei consumatori, in modo flessibile e variabile. Non è un paradigma simile al suo?

No, non c’è nessuno stimolo a conoscere l’origine, la base del prodotto nei suoi materiali e nelle persone che l’hanno realizzato. Il modello di Industry 4.0 resta quello di un tipo solo di marketing che tende ad escludere a priori la persona e la materia che hanno generato l’oggetto: a parte la P di Prodotto, nelle altre tre P non ci sono né la Persona né il Progetto.

Officina itinerante

Lo Street Work è un’officina mobile con tutte le certificazioni di legge che ha le stesse dimensioni di un container (6 metri x 2,5 x 2,5), è autonomo da un punto di vista energetico (produce 4 kw) ed è isolato termoacusticamente. Viene posizionato davanti ai locali da arredare per una produzione e/o finitura a km 0. Nel frattempo, si filma e si pubblica sui social il tutto facendo comunicazione e marketing anche per il cliente: una bottega artigiana sostenibile 4.0. Un suo punto di forza è la possibilità di utilizzo per attività di formazione in qualsiasi luogo. Lo Street Work fa coincidere la produzione con la comunicazione. Viene utilizzato anche per performance artistico-artigianali nelle piazze d’Italia per lanciare le nuove sedi di Avanguardia in Italia.

Gli oggetti sociali di Avanguardia

  • ricerca d’identità e di esempi virtuosi
  • desiderio di realizzazione
  • gratificazione sociale
  • tramandare i mestieri
  • necessità di rigenerare spazi urbani
  • difficoltà d’ingresso nel mondo del lavoro