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Materiali / Sponsorizzato

Carte Dozio / Protagoniste del caffè monodose

Sono le carte filtranti speciali distribuite Italia in collaborazione con i costruttori di macchine d'imballaggio e di estrazione del caffè

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Attiva dal 1983 nella fornitura alle torrefazioni italiane di carta filtro per il settore caffè, Carte Dozio è dal 2007 partner di Glatfelter e da circa 15 anni assiste due tipologie di utilizzatori: da una parte i costruttori di macchine automatiche per la formatura, il dosaggio e la sigillatura delle cialde, dall’altra i torrefattori quando avviano un progetto di confezionamento in cialde e capsule.

Esiste circa una ventina di carte differenti e la scelta dipende dal tipo di progetto, se cialda oppure la componente filtrante della capsula, il tipo di cialda/capsula, la qualità del caffè, il tipo di bevanda che si vuole ottenere, il tipo di macchina per il confezionamento.

“La carta filtrante è il risultato di un processo di confronto e collaborazione tra torrefattore, produttore di carte e costruttori di macchine – spiega l’ingegner Marco Dozio – Ogni carta oggi a disposizione è stata approvata dai principali costruttori in modo da fornire una risposta immediata e certa al torrefattore che può così abbinare il supporto più idoneo alla termoformatrice orizzontale e ottenere il risultato finale atteso per quel tipo di miscela, anche in funzione del tipo di bevanda e di macchina di preparazione domestica o professionale.”

Dopo anni di ricerca, sviluppo e di test, le varie tipologie di carte sono diventate quasi degli standard non ufficiali, al punto che capita che un costruttore che intenda progettare una nuova termoformatrice si adegui alle carte esistenti, come pure un costruttore di macchine per espresso.

Le carte filtro per cialde offrono più di una prestazione: tenuta ermetica del contenuto (mediamente 7 grammi di caffè macinato), tenuta durante l’erogazione a pressione dell’acqua bollente, passaggio del liquido ed estrazione degli elementi aromatici, cessione della sola bevanda senza particelle, nessuna contaminazione o cessione da parte della fibra cellulosica, del saldante e di eventuali inchiostri ed infine compostabilità.

“Il saldante è a base di acido polilattico ed idoneo al contatto alimentare – spiega l’ingegner Dozio – l’inchiostro è classificato edibile, è brevettato e certificato DIN CERTCO, mentre la carta è il punto di forza di Glatfelter a livello mondiale.”

Il punto di partenza è la cellulosa ricavata da una risorsa rinnovabile: si tratta dell’Abacà (o Àbaca), una pianta tropicale originaria delle Filippine simile a una palma e che consente di create una sorta di tessuto: non a caso, la pianta è nota col soprannome di Canapa di Manila (Musa textilis).

Dal segmento vegetale che unisce la foglia al ramo si ricava una fibra molto resistente, che non si ritira in presenza di acqua. La battitura, ieri manuale e oggi meccanica e automatica, consente con un processo per via umida, e successivamente l’asciugatura, di creare lungo le fibre, lunghe fra i 4 e i 5 millimetri, delle fibrille utili a legare longitudinalmente le fibre. Nasce così un tessuto non tessuto simile alla seta e al feltro.

Mentre in passato la legatura era affidata alle sole fibrille, oggi per ottenere un materiale uniforme e dalle prestazioni specifiche si ricorre all’abbinamento a cellulosa vergine tradizionale, insieme a resine idonee al contatto alimentare e resistenti alle temperature e pressioni delle macchine termoformatrici e di estrazione del caffè. Questo processo industriale determina in modo preciso la distanza tra le fibre, e consente il passaggio dell’acqua calda ma trattiene i finissimi granuli del caffè macinato.

“Il micro-capolavoro di ingegneria dei materiali è reso possibile dalla sintesi fra materie prime rinnovabili sia cellulosiche sia polimeriche – rammenta l’ingegner Marco Dozio – trasformate e integrate fra loro per ottenere quello che possiamo definire il primo sistema al mondo, e il più diffuso, in cui packaging e prodotto insieme sono compostabili e tornano ad alimentare il ciclo del carbonio, il medesimo che consente la produzione delle materie prime delle carte filtranti.”