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Recupero / Energia e pigmenti dal pack in legno a fine vita

Nei laboratori di Bolzano si estraggono gas rinnovabile e biochar dal legno di scarto del packaging

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Il progetto FRONTSH1P, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma di Ricerca e Innovazione Horizon 2020, ha coinvolto anche la Libera Università di Bolzano-http://www.unibz.it/ con la sua esperienza nell’ambito della valorizzazione dei rifiuti da biomassa, in particolare dei rifiuti legnosi utilizzati per il packaging: pallet, imballaggi industriali e per prodotti alimentari, bobine, ecc.

Nel gassificatore utilizzato nel progetto (adattato dall’azienda partner tedesca Burkhardt), vengono bruciati rifiuti legnosi di vario genere derivanti da imballaggi e si estrae come primo prodotto un gas di sintesi alternativo al gas naturale negli impianti industriali. Dalla massa iniziale di rifiuto legnoso rimane un 10% circa di char, materiale solido carbonioso, simile alla carbonella che, considerato un vero e proprio rifiuto industriale, deve essere smaltito in maniera appropriata secondo le normative vigenti.

Marco Baratieri_unibz
“Nel nostro laboratorio, esploriamo le possibilità di utilizzare il char per abbassare i costi connessi al funzionamento dell’impianto di gassificazione e allo smaltimento dei rifiuti solidi che rimangono al termine del processo”, spiega il prof. Baratieri, direttore del laboratorio Bioenergy & Biofuels della Libera Università di Bolzano al parco tecnologico NOI – l’obiettivo è attenuare l’impatto ambientale globale dell’impianto e aumentarne la redditività nell’ottica dell’economia circolare”.*

Impieghi del biochar
Le particolari caratteristiche del char lo rendono adatto a numerosi impieghi industriali e agricoli: su queste due direttrici si concentreranno le ricerche del laboratori di unibz. “Durante le campagne sperimentali previste dal progetto, testeremo il char sia come pigmento sia come materiale alternativo a fibra di carbonio, nerofumo, grafene e altri materiali ad alto costo e impatto ambientale, per le produzioni industriali di plastica”, chiarisce Baratieri. In campo agricolo, il gruppo di ricerca caratterizzerà il char per il suo utilizzo come additivo nei processi di compostaggio. “La sua aggiunta promette di accelerare il processo fertilizzante e ridurre le emissioni maleodoranti”, aggiunge il professore. A ciò si aggiunge una riduzione delle emissioni di gas serra e delle perdite di ammoniaca e un incremento della redditività dell’impianto di gassificazione.

Le criticità e gli sviluppi futuri
"Al momento esistono alcuni dubbi relativi alla fattibilità tecnica, soprattutto per quanto riguarda il materiale da processare”, ammette Baratieri, “questo, per essere gassificato nel nostro impianto ha bisogno di essere trasformato in pellet. Inoltre, i rifiuti legnosi potrebbero essere contaminati da sostanze chimiche o oggetti, come chiodi di metallo, dannosi per il gassificatore”. Nonostante la presenza di tali criticità tecniche, il progetto, una volta coinvolti i partner fornitori produttori del rifiuto, potrebbe aprire nuove possibilità di guadagno e minimizzazione dei costi per le industrie consumatrici di ingenti quantità di imballaggi legnosi.