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Antonio Savini ASEtudes

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Imballaggi

Macchine / In crescita tra recupero post-covid e nuovi bisogni

Come restare competitivi nella cosmetica mondiale

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Il settore delle macchine automatiche per la cosmetica ha risentito della crisi causata dal COVID, che ha spinto i produttori a posporre gli investimenti e, soprattutto, ha drasticamente diminuito il bisogno di cosmetici come conseguenza della riduzione delle occasioni di socialità. Inoltre, le politiche pubbliche hanno contribuito ad indirizzare altrove gli investimenti.
Il presidente Macron - osserva Marco Zucchini, direttore generale di Marchesini France, incontrato dalla redazione a All4Pack a Parigi lo scorso novembre – ha sostenuto le società del farmaceutico che hanno attuato importanti investimenti grazie agli aiuti. Le aziende cosmetiche hanno richiesto anch’esse sostegni, ma ne hanno avuti molto molto meno.” Tuttavia, l’attività produttiva, trainata dalla domanda in ripresa, è ormai tornata quasi ai livelli pre-COVID e c’è un vero bisogno di nuovi investimenti per rinnovare i prodotti e recuperare i due anni perduti.

In questo momento c’è attenzione, da parte delle imprese, sul segmento dell’imballaggio primario. La tendenza attuale è di ridurre drasticamente il sovraimballaggio (cellofanatura, ecc.) e sviluppare l’eco-progettazione. I principali freni sono costituiti dai costi dei nuovi imballaggi più ecologici, rispetto a quelli tradizionali, e dalla difficoltà di trovare materiali alternativi capaci di garantire una qualità impeccabile del prodotto finale. Andando più nel dettaglio, la tendenza del fatturato nella profumeria è stabile o in leggera crescita. Tolte le mascherine, si assiste ad una forte ripresa delle vendite di rossetti e make-up. Nei prossimi anni, invece, ci sono grosse potenzialità di sviluppo per i prodotti per viso e corpo.

Sta aumentando l’attività di ricerca e sviluppo basata sulla sostenibilità – rammenta Zucchini – Si punta alla riduzione degli impatti sia dei materiali con cui si realizza sia il prodotto, anche se è una linea di tendenza oramai storica, sia dei contenitori. Ci sarà molto più vetro, molto più legno, molto più cartoncino rispetto ai polimeri, con un ovvio impatto sui costi. La fascia di prodotti che per prima arriverà a un’eco-concezione sarà quella dell’alta gamma, mentre quella della fascia ‘mass-market’ farà fatica a far quadrare i conti. Il mercato delle macchine si adeguerà, a partire per primo dall’imballaggio secondario, dove avremo una migrazione dai polimeri al cartoncino e di conseguenza si venderanno meno fardellatrici a favore di incartonatrici e astucciatrici.
Le grandi imprese del settore cosmetico stanno considerando seriamente queste trasformazioni e stanno programmando importanti investimenti. Non si tratta solo di ridurre gli imballaggi e sviluppare l’eco-concezione, ma di ripensare completamente il rapporto con il cliente finale. L’idea è di coniugare i volumi della grande impresa con la flessibilità della piccola per proporre un prodotto sempre più personalizzato.

Stanno cercando di realizzare i prodotti specifici per la persona – spiega il direttore generale di Marchesini France – Per esempio, vai in profumeria e lì ti fanno un controllo sulla pelle. L’Oréal, ma anche altri, ha sviluppato un sistema per poter spedire al cliente, entro una settimana, un prodotto specifico per lui. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nell’offerta che per il momento riguarda la parte medio-alta del mercato, ma che impone una riorganizzazione della catena produttiva e distributiva. I produttori di impianti di processo e di packaging si stanno attrezzando per offrire soluzioni industriali capaci di permettere serie corte caratterizzate da cambiamenti rapidi nel formato e, soprattutto, nella composizione del prodotto.

Per rispondere a questa sfida, Marchesini Group si appoggia su due imprese del suo gruppo (Axomatic e Dumek) che producono macchine per i processi cosmetici e propone linee complete processo-imballaggio. Invece, le prospettive per le macchine capaci di confezionare sia con polimeri sia con cellulosici-carta sono meno interessanti. Attualmente c’è domanda perché siamo in una fase di transizione dalla plastica al cartone, ma che non sarà di lunga durata. Zucchini è scettico sulla possibilità di una scomparsa completa degli imballaggi polimerici: “Ci sono prodotti ai quali non riesci a dare protezione se non con materiali plastici: farne a meno è impossibile.
I costruttori di macchine sono sollecitati dai produttori di cosmetici su un altro punto importante: il consumo energetico.Le macchine di qualche anno fa erano ancora ancora specifiche ad un prodotto e con una meccanica relativamente lineare – spiega Zucchini – Oggi sono molto più flessibili ed integrano robot, ma questa flessibilità si traduce in un maggiore consumo energetico.” Ci sono margini per migliorare l’efficienza energetica, ma la priorità è nelle fasi di processo, per esempio scaldando e raffreddando il prodotto in un circuito chiuso.
Tutti questi fattori (il deficit di investimenti degli anni scorsi, l’eco-concezione dei prodotti, l’aumento dei costi) non possono che favorire la domanda di macchinari nel settore cosmetico nonostante le previsioni di rallentamento dell’economia nel 2023: “Altrimenti perdi competitività nei confronti degli altri – conclude Marco Zucchini – L’unica maniera per restare competitivi, soprattutto con i costi di produzione, è avere delle macchine performanti.