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Automazione

Acquisti / Largo consumo ancora 'fisico'

Non decolla la relazione digitale col prodotto: fattore cultura o età?

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vendite al dettaglio

Su quali attitudini 'atterrano' i tentativi dell'industria e del commercio di digitalizzare il rapporto fra consumatori, packaging e prodotto? Un recente rapporto di ISTAT lascia quanto meno perplessi: alcuni indicatori confermano che i prodotti di largo consumo sono meno 'coinvolgenti' dal punto di vista della relazione digitale: per largo consumo intendiamo i prodotti con un ciclo di vita 'breve', di qualche giorno o di qualche settimana e che quindi rientrano nei settori alimentare, bevande, detergenza casa e persona. E' il tipo di prodotto e di modalità d'uso a frenare un 'customer journey' digitale per il largo consumo oppure è la cultura digitale media della popolazione? Da un recente rapporto ISTAT, un contributo alla riflessione. Un Focus dedicato al tema è previsto sul numero di gennaio-febbraio di COM.PACK: scrivi alla redazione per tuoi contributi sul tema.

acquisti on line-ISTAT
I boomer batteranno presto la Generazione Z
In Italia, nel 2023 il 45,7% delle persone di 16-74 anni che ha usato Internet negli ultimi tre mesi, ha competenze digitali almeno di base, ma solo il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni residenti in Italia ce le ha: tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni e attestarsi al 19,3% tra le persone di 65-74 anni. La ridicolizzazione dei 'boomer' per la scarsa competenza digitale, quindi, non ha una forte base oggettiva: si prospetta semmai il contrario fra qualche anno? Probabile, anche perché le generazioni più giovani sono molto deboli dal punto di vista economico e ocupazionale.

Il Paese è indietro nelle competenze digitali rispetto agli obiettivi 2030
Dal 2021 viene rilevato il livello di competenza digitale da parte dei cittadini europei attraverso un indicatore composito costruito su set di attività relative all'uso di Internet in riferimento ai cinque domini definiti dal Digital Competence Framework 2.0, il quadro comune europeo di riferimento per le competenze digitali. Le competenze digitali rientrano nel programma strategico decennale, e l’obiettivo target fissato per il 2030 è che l'80% di cittadini (utenti di Internet negli ultimi tre mesi e tra i 16 e i 74 anni) possegga competenze digitali almeno di base (per tutti i cinque domini individuati dal Framework 2.0, ossia “Alfabetizzazione all'informazione e ai dati”, “Comunicazione e collaborazione”, “Creazione di contenuti digitali”, “Sicurezza” e “Risoluzione dei problemi”). Nel 2023 in Italia tale quota si attesta al 45,7%, valore stabile rispetto al 2021, mentre a livello europeo è del 55,5%.

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Nel nostro Paese, come in altri Paesi europei, le competenze digitali sono caratterizzate da forti divari associati alle caratteristiche socio-culturali della popolazione. Nel 2023 il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni residenti in Italia che ha usato Internet negli ultimi 3 mesi ha competenze digitali almeno di base. Tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni e ad attestarsi al 19,3% tra le persone di 65-74 anni.

Impatti sociali dell'anafabetismo digitale
Questo livello di competenze risulta caratterizzato da una forte disparità a favore degli uomini, che nel nostro Paese è di 3,1 punti percentuali. Va però evidenziato che almeno fino ai 34 anni di età si registra un vantaggio femminile per poi invertire il segno a partire da 45 anni. Le competenze digitali sono ancora prerogativa delle persone con titolo di studio elevato: infatti, il 77,6% delle persone di 25-54 anni con istruzione terziaria ha competenze digitali almeno di base. La quota scende al 26,4% sempre in riferimento alle persone della stessa coorte ma con titolo di studio basso (fino alla licenza media).

Battaglia persa per i sindacati
Differenze sensibili si riscontrano anche considerando la condizione occupazionale. In Italia, il divario tra gli occupati che hanno usato internet negli ultimi tre mesi e che hanno competenze digitali almeno di base rispetto a chi è in cerca di occupazione è di 18 punti percentuali. Inoltre, osservando la posizione professionale degli occupati, emerge come gli operai presentino i livelli più bassi di competenza digitale, con una distanza di circa 34 punti percentuali rispetto a quella riscontrata tra direttivi, quadri e impiegati (71,6% contro 37,9%). Quest'ultimo dato suona come un campanello d'allarme per i sindicati, che sembrano aver trascurato un fattore fondamentale per l'evoluzione della coscienza di classe.