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Raccolta FORSU / “L'obbligo UE farà comprendere i vantaggi delle bioplastiche compostabili”

Intervista al direttore generale di Biorepack, Carmine Pagnozzi: “Il modello consortile italiano è un'eccellenza, capace di valorizzare gli scarti umidi e materiali innovativi come le bioplastiche compostabili”. Per il 2024, previsto un consolidamento dei risultati già molto positivi dei primi due anni di attività del consorzio

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Biorepack intervista carmine pagnozzi

“In questi due anni di piena operatività, il nostro consorzio ha raggiunto risultati che all'inizio potevano apparire fin troppo ambiziosi. Il fatto che nel 2022 l'Italia sia riuscita non solo a conseguire ma anche a superare abbondantemente i traguardi di riciclo fissati per il 2025 e il 2030 è un sintomo inequivocabile della forza e della qualità del sistema EPR attivo nel nostro Paese”.

Biorepack Carmine Pagnozzi direttore
A parlare è Carmine Pagnozzi, direttore generale di Biorepack (Consorzio nazionale per il riciclo delle plastiche biodegradabile e compostabile). In questa intervista a Compacknews offre non solo una fotografia dei risultati raggiunti ma anche preziose informazioni per prevedere e comprendere gli sviluppi futuri dell'innovativo mercato delle bioplastiche compostabili. Un comparto che - ricorda un'indagine della società di analisi indipendente Plastic Consult – nel 2022 ha raggiunto un fatturato complessivo di 1,17 miliardi di euro, con un tasso di crescita media annua del 10% dal 2012 e 271 aziende. Una crescita di mercato che, inevitabilmente, rafforza anche l'esigenza di avere un sistema efficiente di riciclo, che sappia valorizzare la peculiarità che hanno portato allo sviluppo di questi materiali innovativi: ovvero la capacità di essere compostabili insieme alla frazione organica dei rifiuti solidi urbani.

Biorepack intervista carmine pagnozzi
Ingegner Pagnozzi, Biorepack funziona ormai a pieno regime da due anni. I risultati raggiunti sono stati al di sopra delle vostre aspettative?
Siamo ovviamente felici dei risultati. Ma al di là dei traguardi numerici, ciò che ci soddisfa di più è essere riusciti ad avviare contemporaneamente tante attività, tutte di importantanza strategica per il funzionamento del Consorzio: dalle convenzioni con i Comuni e i soggetti da essi delegati alle analisi merceologiche, dalle campagne di comunicazione ai cittadini alle verifiche sui risultati di riciclo. Nel 2022 abbiamo stipulato accordi con oltre 3700 Comuni – pari al 48% del totale – nei quali risiede il 64% della popolazione nazionale. Biorepack ha potuto riconoscere loro, nel corso dello scorso anno, corrispettivi economici per 9,3 milioni di euro che si aggiungono ai 7,5 del 2021. In questo modo, abbiamo coperto i costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti domestici.
Al tempo stesso, abbiamo avviato il sistema delle analisi merceologiche, strumento prezioso sia per conoscere il quantitativo di bioplastiche compostabili nella FORSU, sia per avere informazioni preziose sulla qualità del rifiuto conferito e su quanto incidono le "frazioni estranee”, ovvero quei materiali non compostabili che “sporcano” la differenziata e riducono la quantità di compost prodotto. Abbiamo poi sviluppato importanti campagne di comunicazione nazionali e locali, sia in proprio sia in collaborazione con i soggetti convenzionati, attraverso un bando che ha selezionato i 15 progetti più interessanti e innovativi, che hanno potuto godere di un finanziamento di 200.000 euro. E infine abbiamo attivato verifiche sui risultati di riciclo che, come detto, viaggiano molto più spediti rispetto agli obiettivi fissati per fine decennio. In poco tempo, abbiamo quindi delineato una prima fotografia dello stato del sistema e un percorso che sicuramente verrà consolidato nei prossimi mesi e anni.

Biorepack intervista carmine pagnozzi
Potete già fornirci le previsioni di andamento per il 2024?
Numeri precisi ovviamente ancora non ne abbiamo. Saranno elaborati e resi noti nella relazione annuale la prossima primavera. Ma abbiamo la ragionevole certezza che i dati confermino e rafforzino i risultati già soddisfacenti ottenuti nei primi due anni. Inoltre, avremo un miglioramento e un ampliamento della base dati disponibili: questo permetterà analisi di maggior dettaglio, indispensabili per azioni più mirate ed efficaci. Ci aspettiamo anche che le campagne di comunicazione diano i loro frutti, migliorando ulteriormente la conoscenza da parte dei cittadini del corretto conferimento delle bioplastiche nell'umido. Non dobbiamo infatti mai dimenticare che i nostri comportamenti quotidiani sono il primo strumento per massimizzare il riciclo dei rifiuti organici e compostabili.

Dal 1° gennaio prossimo, l'obbligo della raccolta differenziata dell'organico, in vigore nel nostro Paese già dal 2022, sarà esteso a tutta l'Unione Europea.
E questa è una buona notizia per i traguardi ambientali dell'Unione. Ricordiamo che la frazione umida incide per oltre il 40% del totale dei rifiuti. Riuscire a valorizzarli e trasformarli in compost significa da un lato offrire un grande strumento per riportare fertilità nei terreni che versano in condizioni preoccupanti (i dati della Commissione europea considerano malato il 60% dei suoli continentali). Dall'altro, la loro corretta gestione permette di ottimizzare anche quella di tutti gli altri rifiuti.

Biorepack intervista carmine pagnozzi
Allo stesso tempo però, il regolamento imballaggi approvato dall'Europarlamento e ora in discussione in Consiglio dell'UE pone dei divieti verso i quali il settore delle bioplastiche è stato molto critico. Come inciderà sulle vostre attività il cambio del quadro normativo di riferimento?
Per quanto riguarda il regolamento imballaggi, avevamo sollevato dubbi sul testo iniziale, perché in alcuni passaggi risultava decisamente penalizzante nei confronti del riciclo organico. Nel passaggio in aula invece alcune storture sono state corrette e questo ha permesso di recuperare il giusto spazio per tale forma di riciclo e per i materiali come le bioplastiche compostabili, che sono sviluppate proprio per essere al servizio del riciclo organico.
Speriamo che lo sforzo unanime, fatto dai politici italiani di tutti gli schieramenti, conduca a una proposta di regolamento che valorizzi i vantaggi del modello consortile italiano e e non arresti il percorso di innovazione in atto nell’ambito dei nuovi materiali, in particolare sul fronte delle bioplastiche e dei materiali organici. Auspico che l'obbligo comunitario di raccolta dell'organico permetta di diffondere in tutta Europa le molte buone pratiche presenti nel nostro Paese, che hanno consentito, anche grazie al contributo positivo dei manufatti compostabili, di raggiungere i risultati odierni.

La quantità di immesso al consumo e la quota della frazione di bioplastiche all'interno della FORSU sono strettamente collegate con l'andamento del mercato. Che cosa vi aspettate per i prossimi anni?
Il quadro geopolitico attuale è complesso e ha portato a un'instabilità economica dovuta alla spinta inflattiva e al maggior costo dell'energia. Tutto questo rende difficile la vita di quasi tutti i settori produttivi. I dati macroeconomici mostrano una contrazione delle produzioni industriali e, ovviamente, anche degli imballaggi immessi al consumo. Per quanto riguarda quelli in bioplastica compostabile, le stime attualmente disponibili sembrano prevedere una lieve crescita che però potrebbe virare in negativo nel corso del 2024.

Più compost o più biometano? Che cosa vi aspettate in un futuro di breve medio periodo?
Sfatiamo una falsa credenza: i due risultati non sono necessariamente in contrapposizione né in concorrenza. Grazie alla FORSU è possibile generare prima biometano e poi, a valle del processo di biodigestione anaerobica, usare tutta la sostanza organica rimanente, inclusi i materiali compostabili, per produrre compost. Ma la massimizzazione dei risultati è vincolata ai diversi layout degli impianti: quelli che seguono le linee guida contenute nelle “best available techniques” fissate a livello europeo dimostrano che è assolutamente possibile produrre sia più biometano sia più ammendante di qualità, con tassi di scarto molto più bassi che altrove.

Questioni tecnologiche: l'eventuale crescita della frazione di materiali compostabili all'interno della FORSU imporrà di adeguare gli impianti di trattamento? O quello dell'inadeguatezza impiantistica è un falso problema?
Non esiste un'inadeguatezza impiantistica connessa con la presenza dei materiali compostabili. Anzi, grazie alla loro diffusione, arriva agli impianti una quantità maggiore di umido domestico e tendenzialmente di migliore qualità. Ricordiamo poi che, all'interno della FORSU, la quota di imballaggi compostabili è oggi di poco superiore all'1%. Anche se dovessero raddoppiare nei prossimi anni arriverebbe al 2%. Non sono quindi loro il problema.
Diverso è il discorso da fare per i materiali non compostabili – in codice “MNC”, costituiti da vetro, metalli, plastica tradizionale - che rappresentano già oggi oltre il 7% del totale. La loro presenza compromette inevitabilmente le performance degli impianti e costringe i gestori a prevedere attività specifiche per eliminarli, con la conseguenza di ingenti costi economici e del cosiddetto “dragging factor”, ossia l’inevitabile rimozione anche di una parte di materiali che sarebbero invece perfettamente compostabili.
Biorepack FORSU compostabile