COM.PACK.news

La rivista online sull'eco-packaging |Abbònati al bimestrale

Eni Borshi-vicepresidente IFA

Condividi l'articolo su:

Imballaggi

ISPM 15 / Perché e come mitigare il rischio fitosanitario

Secondo Eni Borshi, vice-presidente IFA e consigliere Conlegno, è una responsabilità che riguarda i produttori della merce, gli imballatori, i trasportatori, gli spedizionieri

Condividi l'articolo su:

rischio fitosanitario mitigazione aree portuali

Eni Borshi
L’aumento degli scambi commerciali ha reso necessaria l’introduzione di normative fitosanitarie sempre più rigide per ridurre la trasmissione di organismi nocivi da un continente all’altro. Il rischio di introdurre parassiti, insetti e infestanti che possono causare gravi danni all’ecosistema in cui la merce viene introdotta non si ferma però al solo trattamento dell’imballaggio in legno: sono moltissimi i fattori legati allo stoccaggio e al trasporto delle merci che possono influire sulla conformità finale di una spedizione.

i fattori di rischio fitosanitario
L’applicazione della norma ISPM15 e dei trattamenti da essa previsti potrebbe non essere più sufficiente: per tutelarsi dai rischi che la spedizione non giunga a destino, è sicuramente utile divulgare le raccomandazioni per gestire i rischi fitosanitari associati al movimento dei container marittimi e dei loro carichi in modo pratico e sostenibile, sensibilizzando tutta la filiera di spedizione, ma questa azione è propedeutica ad una fase più delicata: la mitigazione del rischio avviene, infatti, tramite l’applicazione di protocolli aggiuntivi di biosicurezza nei punti e nei momenti di maggiore rischio come ad esempio l’area di stoccaggio, le fasi di carico del prodotto e del packaging, l’introduzione della merce nei mezzi di trasporto. Il rischio di biosicurezza è dovuto al suolo, agli organismi autostoppisti e ai residui vegetali che si possono trovare all’interno dei mezzi di trasporto o in prossimità degli stessi, facendo sì che la responsabilità non ricada solo sui produttori della merce, ma anche su imballatori, trasportatori e spedizionieri.

In un contesto di quarantena, la pratica della biosicurezza consiste nell’attuazione di una serie di misure per ridurre il rischio di trasmissione di parassiti o malattie tramite importazione o esportazione di materiali. Per capire meglio l’importanza dei trattamenti e la condivisione di responsabilità lungo tutta la filiera di spedizione, basti pensare ai protocolli aggiuntivi, da applicare con l’impiego di principi attivi chimici, per le spedizioni in USA o alle misure stagionali introdotte dall’Australia per scongiurare la presenza della cimice asiatica, uno dei principali infestanti autostoppisti.

Eni Borshi mitigazione rischio fitosanitario
L’obbligo di effettuare trattamenti extra per tenere lontano questo parassita, in Australia viene rinnovato ogni anno per tutte le merci che vengono spedite tra il 1° settembre e il 30 aprile; il trattamento va svolto sui container sia rigidi sia open top: per questi ultimi, in particolare, c’è l’ulteriore obbligo di non far intercorrere più di 120 ore tra la fine del trattamento e il carico della merce sulla nave. Le misure stagionali devono essere rispettate anche dalle navi che hanno l’obbligo di effettuare dei controlli: nonostante i trattamenti effettuati nelle fasi precedenti, l’infestante potrebbe essere presente sulla nave per via di spedizioni effettuate in precedenza, o ancora: il contagio potrebbe essere avvenuto a bordo nave per via di contatti con altre merci che magari non hanno avuto un adeguato trattamento ex ante.

Ma a chi è bene affidare il trattamento aggiuntivo? Anche la scelta del treatment provider è una responsabilità importante che nel caso di esportazioni verso Paesi come Australia o Nuova Zelanda diventa cruciale. Questi Paesi forniscono, infatti, degli elenchi on line dettagliati che contengono non solo le regole da rispettare in caso di merci a rischio che hanno obbligo di trattamento e relativa certificazione, ma anche l’elenco dei treatment provider certificati e accreditati. I trattamenti approvati per la cimice asiatica, ovvero la fumigazione con fluoruro di solforile e il trattamento termico, possono essere effettuati anche a destino, purché le merci siano contenute in container chiusi.
Va considerato, però, che nella valutazione dello stato del carico, la presenza di infestanti morti può far scattare la quarantena, a dimostrazione che anche la pulizia dei container è fondamentale. La mancata applicazione di adeguati requisiti igienici può, quindi, compromettere l’intera spedizione anche se l’imballo risulta prodotto e trattato in conformità allo standard ISPM n.15.

mappa mitigazione rischio fitosanitario
Nell’individuare i punti di rischio di contaminazione bisognerebbe, quindi, includere i piazzali di stoccaggio o i magazzini merci che sono in attesa del carico: questi dovrebbero essere posizionati preferibilmente al coperto, essere soggetti a disinfestazioni periodiche, essere utilizzati nel rispetto del principio FIFO (First In, First Out), esseri liberi da vegetazione e da fango/suolo e protetti attraverso specifiche trappole per la cattura degli insetti autostoppisti. Le misure di controllo da mettere in atto includono anche **l’ispezione visiva, ma anche alcune buone pratiche come evitare di lasciare il carico di sera sotto luci che attraggono insetti, **e verificare l’integrità e la pulizia dei container che vengono utilizzati per lo stoccaggio. Ideale sarebbe provvedere all’etichettatura di container marittimi puliti e trattati, dimostrando così che la merce proviene da una filiera controllata.

La mitigazione del rischio fitosanitario è quindi un approccio, una cultura, e non solo un insieme di pratiche, di tecnologie e di prodotti; e soprattutto, è una responsabilità che riguarda tutta la filiera: i produttori della merce, gli imballatori, i trasportatori, gli spedizionieri.