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Norme

Ortofrutta / Da Pro Food dati oggettivi per rivedere il PPWR

Da Berlino, un invito corale a conoscere prima di vietare

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Pro Food e PPWR

Mentre a Bruxelles si discute per trovare una soluzione di compromesso tra le due posizioni espresse a fine 2023 dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’UE sulla proposta del PPWR, Pro Food ha esposto durante Fruit Logistica a Berlino le sue argomentazione a proposito dei pro e dei contro previsti dalla bozza del dettato normativo nella filiera ortofrutticola.

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Massimiliano del Core, presidente di Ortofrutta Italia, ha sottolineato l’importanza del packaging plastico nel prolungamento della shelf life, aspetto rilevante per l'export e nella valorizzazione dell’ortofrutta sui mercati attraverso la comunicazione delle caratteristiche dei prodotti e della provenienza. Il regolamento si dovrebbe focalizzare sulla gestione del fine vita per incentivare il riciclo.

Luigi Scordamaglia, CEO di Filiera Italia e Presidente di Eat Europe rileva come questa proposta porterebbe alla distruzione di 32mila posti di lavoro solo in Italia, aumentando anche lo spreco alimentare.

Luc Vanoirbeek, presidente del F&V working group di COPA-COGECA, specifica che il PPWR non è imparziale, realistico e conveniente nel suo impianto, mentre Martin Engelmann, general manager di IK Industrie vereinigung Kunststoff verpackungen, ha spiegato che dal punto di vista dell’approccio giuridico, il divieto di utilizzare solo gli imballaggi in plastica viola probabilmente il principio della parità di trattamento sancito dal diritto dell'UE, a meno che non vi sia una giustificazione oggettiva per un trattamento differenziato. “A questo proposito – ha dichiarato – il legislatore dell'UE ha un margine di discrezionalità, ma con alcuni limiti. In particolare, deve tenere conto di tutti i fatti e dati scientifici disponibili, dati e fatti che nel caso della PPWR non sono stati adeguatamente analizzati attraverso una seria e accurata valutazione d’impatto”.

Philippe Binard, delegato generale di Freshfel Europe sottolinea come il puntare il dito contro il settore ortofrutticolo sia sproporzionato rispetto all’impatto che lo stesso ha sui volumi di packaging immessi sul mercato: “Gli imballaggi per prodotti freschi rappresentano, infatti ,solo l’1,5% di tutti gli imballaggi alimentari utilizzati attualmente nell’UE. Inoltre, circa il 50% della frutta e della verdura viene già venduta sfusa, dimostrando che il mercato ha già ottimizzato quanto lo poteva essere.

Daniel Duguay, sustainability specialist di CPMA (Canadian Produce Marketing Association), ha spiegato che la proposta del Ministero federale dell'Ambiente canadese prevede la vendita di frutta e verdura sfuse o in imballaggi senza plastica (75% entro il 2026 e 95% entro il 2028); CPMA e gli studi raccolti dimostrano che questo avrebbe un impatto negativo sulla sostenibilità della filiera di approvvigionamento di prodotti freschi. “Andrebbe piuttosto – cha ommentato Duguay – dato maggiore spazio a colmare le lacune strutturali per la realizzazione di una vera economia circolare. Si dovrebbe porre attenzione all’educazione dei consumatori sul ruolo che l’imballaggio primario esercita sugli alimenti: il valore del packaging non è infatti in gran parte percepito se si considera che il 90% della sua funzione la espleta prima che il consumatore lo veda sullo scaffale del negozio.

Approccio olistico
"L'imballaggio è un fattore essenziale per la catena di approvvigionamento di frutta e verdura con delle funzionalità molto importanti, anche se non sempre evidenti al consumatore. L’eliminazione o la sostituzione delle confezioni in plastica deve essere valutato con dati scientifici non solo riferiti all’imballaggio stesso ma anche all’impatto sulla logistica e sul contenuto" ha concluso Mauro Salini, Presidente di PRO FOOD.