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Cauzione / Come fermare il packaging loss?

In Italia oltre sette miliardi di bottiglie e lattine non vengono riciclate perché abbandonate o messe nell'indifferenziata

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Secondo il Rapporto What a Waste di Reloop (insieme a Break Free From Plastic e Changing Markets Foundation), vengono dispersi nell'ambiente e-o non riciclati 7 miliardi e 200 milioni di contenitori per bevande, all'anno e solo in Italia. La piattaforma Reloop mette a disposizione un simulatore digitale che consente di calcolare la quota di contenitori dispersi per ogni nazione in base a dati aggiornati pubblici ma di difficile reperimento: l'Associazione Comuni Virtuosi, membro di Reloop, ha estratto alcuni indicatori critici del fenomeno riferiti all'Italia: la maggior parte del numero di unità si riferisce a bottiglie in PET, il vetro ha una quota di poco superiore al 10% e le lattine all'8%.

Un problema non di poco conto, almeno per i produttori di bottiglie in PET che devono confrontarsi con gli obiettivi della Direttiva europea SUP che stabilisce di raccogliere il 90% di tutte le bottiglie in PET entro appena 8 anni. Non meno dell'80% di quei 7,2 miliardi, quindi, secondo i dati stimati dalla piattaforma Reloop dovrenno essere riciclati, e non solo raccolti.

Ma saranno simulazioni attendibili? La redazione di COM.PACK.News ha condotto la scorsa settimana una verifica molto empirica ma significativa: un percorso in bicicletta di 14 km nelle strade comunali asfaltate e sterrate nella parte del Parco Agricolo Sud Milano compresa tra via Ripamonti e via dei Missaglia. Molto visibile e consistente la quantità di rifiuti abbandonati lungo i fossi poderali che costeggiano le due tipologie di strade. La nostra stima è di 1 contenitore ogni due metri lineari percorsi, quindi di 7mila contenitori destinati per dilavamento ed entrare nei corpi idrici superficiali ed essere convogliati nei fiumi lombardi.

Ma le stime di Reloop non si riferiscono solo all'abbandono: a generare il totale dei 7 miliardi di contenitori c'è anche l'assenza di raccolte differenziate da parte di molti Comuni italiani, un fenomeno che convoglia i contenitori alla raccolta indifferenziata, destinata a termovalorizzatori, discariche, ecoballe pronte per l'esportazione intraeuropea; in alcuni casi, poi, la mancanza di tracciabilità porta al fenomeno delle discariche abusive date alle fiamme.

L'Associazione Comuni Virtuosi indica nel sistema di cauzionamento e nel sistema del vuoto a rendere la soluzione: nonostante in 20 anni in Europa la quota di mercato dei contenitori ricaricabili si sia più che dimezzata, nelle nazioni dove entrambi i sistemi sono attivi la dispersione è molto bassa. L'Associazione auspica quindi, almeno per l'Italia, provvedimenti legislativi che incentivino la diffusione dei due sistemi.

Al food loss si aggiunge dunque il packaging loss, un fenomeno che evidenzia la perdita di 'energia' incorporata nel materiale da imballaggio e di energia necessaria a produrre un nuovo contenitore: queste alcune delle ulteriori ragioni per porre un freno alla dispersione duplice (ambientale e nei sistemi di raccolta indifferenziata) dei 7,2 miliardi di contenitori.
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In questi mesi, il progetto Coripet della raccolta selettiva dei contenitori per liquidi alimentari sta diffondendo eco-compattatrici in grado di monitorare qualità e quantità premiando il consumatore con bonus messi a disposizione dai negozi della distribuzione che condividono il progetto. Tale raccolta selettiva punta a 'rifornire' di materia prima idonea l'industria delle bevande introducendo una variazione concettuale del vuoto a rendere: quella del vuoto a vincere.

Un premio sì modesto (mediamente 7 centesimi a bottiglia) ma efficace ed efficiente in quanto 'deposita' nella mente del consumatore un'abitudine e lo distoglie dall'atto di disperdere il contenitore. E' anche questa una soluzione, da considerare all'interno di un disegno di legge (per completare uno scenario quale quello indicato dall'Associazione Comuni Virtuosi) che si basa sul concetto di 'spinta gentile'.

Storicamente l'industria delle bevande teme perdita di fatturato dall'adozione di sistemi di cauzionamento e di riutilizzo, adducendo anche un bilancio ambientale sfavorevole dal riutilizzo. Tuttavia, non viene correttamente considerato un sistema di danni collaterali che vanificano le ragioni addotte: fra i vari impatti, basti citare la perdita di materia prima e il danno d'immagine ad una nazione considerata da una parte meta turistica mondiale d'eccellenza e dall'altra la meta turistica occidentale fra le più sporche del mondo.